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Lo stipendio del primario ospedaliero

Qual è lo stipendio di un primario ospedaliero? Ecco la sua remunerazione e la differenza con le altre figure professionali.

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ospedale Copertina

Il primario ospedaliero, o "direttore di unità operativa complessa" (UOC) nel Sistema Sanitario Nazionale italiano, rappresenta una delle figure apicali nella gerarchia medica ospedaliera.

Si tratta infatti di un medico che, dopo un lungo percorso formativo e professionale, assume la responsabilità di coordinare e dirigere un intero reparto o servizio all'interno di una struttura sanitaria pubblica o privata.

La sua remunerazione riflette sia le elevate competenze tecniche richieste sia le notevoli responsabilità gestionali, organizzative e legali che questa posizione comporta. Il trattamento economico del primario è regolato da contratti collettivi nazionali di lavoro, integrati da accordi regionali e aziendali che possono introdurre significative variazioni nella retribuzione complessiva.

Struttura della retribuzione

Lo stipendio di un primario ospedaliero si compone di diverse voci che concorrono a formare il pacchetto retributivo complessivo. La struttura retributiva si articola in una parte fissa e in componenti variabili. La parte fissa comprende lo stipendio tabellare, che costituisce la base della retribuzione ed è uguale per tutti i direttori di unità operativa complessa indipendentemente dalla specializzazione medica.

A questa si aggiunge l'indennità di posizione fissa, riconosciuta in virtù del ruolo dirigenziale ricoperto, che rappresenta un elemento stabile dello stipendio. La componente variabile include invece l'indennità di posizione variabile, che dipende dalla complessità della struttura diretta e dalle responsabilità assunte, e la retribuzione di risultato, legata al raggiungimento di specifici obiettivi concordati con la direzione sanitaria. A queste voci principali si sommano poi altre indennità, come quella di esclusività per chi sceglie di lavorare unicamente nel sistema pubblico, rinunciando all'attività privata.

Importi medi e variabilità territoriale

In termini di cifre concrete, lo stipendio base di un primario ospedaliero in Italia si attesta mediamente intorno ai 65.000-80.000 euro lordi annui, considerando solo la componente fissa della retribuzione. Tuttavia, con l'aggiunta delle componenti variabili e delle indennità, la retribuzione complessiva può facilmente superare i 120.000-150.000 euro lordi annui, arrivando in alcuni casi fino a 200.000 euro o più nelle situazioni più favorevoli. Un fattore determinante nella variabilità degli stipendi è rappresentato dalle differenze regionali.

Le regioni del Nord Italia, in particolare Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, tendono ad offrire pacchetti retributivi più elevati rispetto alle regioni del Centro-Sud, con differenze che possono arrivare fino al 30-40% a parità di ruolo e responsabilità. Queste discrepanze riflettono sia le diverse disponibilità economiche dei sistemi sanitari regionali, sia le politiche di attrattività messe in atto per contrastare la carenza di medici specialisti in determinate aree del paese.

Progressione economica della carriera

La carriera di un primario ospedaliero prevede una progressione economica che si sviluppa nel tempo. L'anzianità di servizio nel ruolo rappresenta un fattore importante per l'incremento della retribuzione, con scatti che avvengono generalmente ogni due anni. Un primario neo-nominato partirà tipicamente da livelli retributivi inferiori rispetto a colleghi con maggiore esperienza nella stessa posizione. Oltre all'anzianità, incidono sulla progressione economica le valutazioni periodiche delle performance, che possono influenzare in modo significativo la componente variabile dello stipendio.

Non va trascurato inoltre l'aspetto della formazione continua: il conseguimento di ulteriori specializzazioni, master o certificazioni può giustificare incrementi stipendiali, soprattutto nelle strutture private o nelle aziende ospedaliere che godono di maggiore autonomia nella definizione delle politiche retributive.

Confronto con altre figure mediche

Per comprendere meglio il posizionamento economico del primario, è utile confrontare la sua retribuzione con quella di altre figure mediche operanti nel sistema sanitario.

Un medico specialista ospedaliero senza incarichi dirigenziali percepisce mediamente tra i 45.000 e i 70.000 euro lordi annui, a seconda dell'anzianità e della regione.

Un dirigente medico di primo livello (ex aiuto primario) si colloca invece nella fascia tra i 60.000 e i 90.000 euro. Il divario retributivo tra queste figure e il primario riflette le differenze in termini di responsabilità, complessità del ruolo e autonomia decisionale. Va sottolineato come questo divario si sia ridotto negli ultimi anni, soprattutto nelle regioni dove la carenza di medici specialisti ha portato a politiche retributive più aggressive per attrarre e trattenere professionisti anche nelle posizioni non apicali.

Impatto dell'attività libero-professionale

Un aspetto fondamentale che può influire significativamente sul reddito complessivo di un primario ospedaliero è la possibilità di svolgere attività libero-professionale intramuraria (ALPI), comunemente nota come "intramoenia". Questa opzione consente al medico di utilizzare le strutture ospedaliere al di fuori del normale orario di servizio per visitare pazienti privati, trattenendo una percentuale significativa degli onorari dopo la deduzione dei costi sostenuti dalla struttura.

Per molti primari, soprattutto in specialità particolarmente richieste come cardiologia, ortopedia, ginecologia o chirurgia estetica, l'attività intramoenia può rappresentare un'integrazione al reddito molto consistente, in alcuni casi superiore allo stipendio base. Va precisato che questa possibilità è subordinata alla scelta del regime di esclusività, che comporta la rinuncia a svolgere attività professionale privata all'esterno delle strutture del servizio sanitario nazionale.

Tassazione e contribuzione previdenziale

Come tutti i redditi da lavoro dipendente, anche lo stipendio del primario ospedaliero è soggetto a tassazione progressiva secondo gli scaglioni IRPEF, oltre che a contribuzione previdenziale. Considerando i livelli retributivi tipici di questa figura professionale, l'aliquota marginale applicata è generalmente quella massima, attualmente fissata al 43% per i redditi superiori a 75.000 euro annui. A questa si aggiungono le addizionali regionali e comunali, che possono variare significativamente a seconda del luogo di residenza.

Sul fronte previdenziale, i primari ospedalieri del settore pubblico sono iscritti alla gestione ex INPDAP confluita nell'INPS, con un'aliquota contributiva complessiva intorno al 33%, di cui circa l'8-9% a carico del dipendente. Queste trattenute riducono in modo considerevole il netto percepito, che si attesta mediamente intorno al 50-55% del lordo.

Recenti evoluzioni contrattuali

Negli ultimi anni, il trattamento economico dei primari ospedalieri ha subito diverse modifiche in seguito ai rinnovi contrattuali. Dopo un lungo periodo di blocco, il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dell'area della dirigenza medica è stato rinnovato con incrementi che hanno parzialmente recuperato la perdita di potere d'acquisto dovuta all'inflazione. Particolarmente significativo è stato l'aumento dell'indennità di esclusività, che ha rappresentato un incentivo per mantenere i medici più qualificati all'interno del sistema pubblico. Parallelamente, si è assistito a un progressivo rafforzamento della componente variabile legata ai risultati, in linea con una tendenza generale verso sistemi retributivi maggiormente orientati alla performance. Questa evoluzione riflette la volontà di introdurre elementi di meritocrazia e di responsabilizzazione rispetto agli obiettivi di efficienza e qualità delle prestazioni.